domenica 6 marzo 2011

L'Alchimia ed il processo mercuriale di illuminazione:La via regia alla psicologia dell'inconscio di C. G. Jung.

L'Alchimia ed il processo mercuriale di illuminazione:La via regia alla psicologia dell'inconscio di C. G. Jung.


C. G. Jung riconobbe nell'alchimia e nel pensiero gnostico il riflesso della sua psicologia dell'inconscio.
Era quel pensiero in cui Jung riconobbe le dinamiche inconscie di proiezione psichica,che alchimisti dell'epoca riproducevano macrocosmicamente come riflesso di un retroscena psichico e di un dramma simbolico,percorso individuale dell'alchimista stesso.
Jung,conscio di quell'antico sapere,retaggio dell'alchimia medievale,identificò la vita simbolica dell'alchimia alla psicologia dei processi inconsci,l'analisi del transfert e l'analisi dei sogni.
Quel retroscena simbolico narrava ricchi mitologemi e gesta di eroi che nella nigredo della materia,il Sol Niger (Marlan.,The Black Sun:the Art of Darkness,A&M Texas 2005),percorrevano l'antico sentiero verso la luce (Splendor Solis,Solomon Trismosin 1532).
Come ci raccontano gli alchimisti,la trasformazione del metallo in oro,le quattro fasi del processo di cottura che finivano nella proiectio sulla materia grezza trasformata in Lapis Philosophorum o pietra filosofale e mercuriale,erano queste le premesse di cui si serviveno gli alchimisti per sublimare la materia,la physis e infonderne il Nous primigenio.
La realizzazione dell'opus era per l'alchimista un percorso pregno di motivi simbolici: nei motivi si narrava del combattimento con un pericoloso drago,metaforicamente la prima materia da cui l'alchimista esploratore veniva ingoiato oppure aveva la meglio su di esso ma non prima di venir morso dal lupus o dal leone,averli combattuti,ed aver condotto a nozze chimiche la regina,antico simbolo della luna passionale ed incestuosa in coniunctio con il fratello Sole adolescente,Re e figlio poppante (Fabricius: L' Alchimia :L'arte Regia del Simbolismo Medievale 1989).
Tutto il processo di quste nozze chimiche era la trasformazione dei metalli in oro,un percorso psichico che avveniva nell'alchimista,il creator del processo.Se poi l'ignis dalla nigredo veniva trasformato in argentum vivum,nello sfondo dell'acqua permamens sgorgata dalla fontana mercuriale,simbolo di trasformazione e rinnovamento,ma anche di avvelenamento ed intossicazione,il tutto stava a identificare questa trasformazione alchemica con la duplice natura del mercurio:evasivo,pericoloso,ma panacea dei peccati della materia.
La medicina catholica,la panacea era il fine dell'alchimista che nella quattro fasi del processo:nigredo,albedo,rubedo e rebis o lapis,produceva il mercurio,la sostanza arcana dei filosofi trasformatasi in oro.Questo processo necessitava di una coniunctio tra zolfo e sale. Venivano così consacrate le nozze dell'ermafrodito o homo totus,le nozze tra Sole e Luna,il Re e la Regina.Era nel laboratorio "chimico"e segreto dell'alchimista che tutto questo prendeva atto e si svolgeva nelle aspettative stesse dell'alchimista,nel filosofico tentativo di redimere la materia e tutto il macrocosmo del creato.Jung in questo caso parlerà del filius macrocosmi,filius regi,il Salvator a cui spettava il supremo opus redentivo.Non era un deo concedente come per la Chiesa dogmatica dell'epoca,giacchè in quello stesso atto di redimere,era il divino che doveva essere liberato dalla stretta della physis o hyle. Il lapis philosophorum o come sottolinea Jung,il Cristo lapis,era quella stessa pietra arcana dei filosofi,ultimo atto della trasformazione e della trasmutazione,opera inconscia dell'alchimista(C G Jung,op Vol 12,Psicologia ed Alchimia,Bollati Boringhieri ristapa 2006 Torino).
Inconscia perchè mai per un momento,nell'identificazione con il lapis,l'alchimista pensava di essere egli stesso quel Cristo redentore a cui spettava l'opus magnum.No,perchè come envidenzia Jung,erano i processi inconsci che si svolgevano nella psiche dell'alchimista e nel suo artifex,che facevano si che egli proiettasse i suoi contenuti psichici nella metaria inerte e la animasse attraverso fasi di nigredo,calcinatio,imbiancatio,putrefactio,mortificatio,elementorum separatio,divisio,coniunctio,coagulatio,e proiectio della sostanza mercuriale del lapis.L'esigenza di redenzione e di esplorazione del proprio dramma psichico,costituiva per l'alchimista un percorso indispensabile per la trasformazione del lapis in oro,e e per Jung un percorso necessario dell'analista ai fini di comprendere i processi che avvenivano nella psiche dell'analizzando.Percorsi che guidano l'analista alla via regia dell'inconscio.Alchimia è inconscio come simbolo,arte e magia ma anche svolgimento di dinamiche psichiche,retaggio di un mitologema ancestrale ripercorribile nella psiche dell'individuo. La realtà non è divisa da processi di proiezione ed introversione dell'anima ed è ciò che più avvicina l'alchimia della psiche al suo potenziale processo di crescita,illuminazione e trasformazione.
Il Sol niger o Sole Nero,lo stato inconscio della materia dovrà attraversare le fasi alchemiche di inbiancatio ed albedo per poi trasformarsi nella rubedo o rosso porpora e al tramonto nella fase del rebis,sposare la Luna-Regina e compiere alla fine di quest'avventura,quel Selbst della totalità ermafroditica rappresentata dal Re a due teste,il filius regis.
La conunctio tra Re e Regina,Sole e Luna,alchimista e soror mystica,accompagnatrice ed aiutante dell'alchimista nelle fasi del processo,erano il lieto finale svoltosi nel laboratorio chimico dell'alchimista stesso.Il lapis si rivelerà nella sua bellezza del Sè ermafroditico e mercuriale,simbolo di totalità.
Quel mercurio evasivo e pericoloso,quel drago ouroboros della prima materia non era altro che il lapis della luce mercuriale e volatile dello Spirito,lo spiritus,il cervus fugitivus. E' per questo che gli alchimisti usano il motto:aurum nostrum non est aurum vulgi. Il volgo può comprendere le cose del volgo,ma lo spirito mercurio filosofico è un opus che sebbene il popolo invischiato nella trappola materialistica ardente nella hyle della materia, potrebbe sottovalutare ed ignorare,l'individuo in auto-eslplorazione alchemica,che sia un analista o un analizzando,deve compiere e re-integrare come Splendor Solis oppure oro dei filosofi,nella sua stessa psiche.L'alchimia era per Jung la via regia alla psicologia dell'inconscio non solo per il metodo costruttivo di amplificazione che ne aveva dedotto per l'interpretazione analitica dei sogni,ma anche come sublime e nobile percorso psichico rivestito di arcaici simboli e di un antichissima saggezza patrimonio dell'occidente.L'analisi dei processi inconsci era per Jung ed intorno agli anni in cui scrisse Psicologia ed Alchimia (Jung, Op. Vol 12,1944)e Mysterium Coniunctionis (C. G. Jung,1950),l'aouvre maximum del suo opus individuale,la propria esigenza interiore e psichica individuatesi nei misteri gnostici e nella tessa produzione di simboli alchemici.



Diego Pignatelli Spinazzola


Riferimenti:

E. Neumann, Storia delle Origini della Coscienza, Astrolabio Ubaldini
Editore 1978 Roma.
E. Neumann, La Grande Madre: fenomenologia delle configurazioni
femminili dell’inconscio; Astrolabio-Ubaldini Roma 1981.
C. G. Jung., Scritti scelti , a cura di J. Campbell, Edizioni Red Milano
2007.
C. G. Jung . , Gli Archetipi dell’inconscio collettivo, Bollati Boringhieri,
Torino, 1977.
C. G. Jung , Tipi Psicologici, Newton and Compton editori Roma
2009.
C. G. Jung , La psicologia dell’inconscio, Newton and Compton
editori 1989 Roma.
C. G. Jung., La libido, simboli e trasformazioni, Newton Compton
Editori 2006 Roma
C. G. Jung. , Aion: Ricerche sul Simbolismo del Sè. , in Opere Vol 9** ,
Bollati Boringhieri, Torino 2005.
C. G. Jung. , Psicologia e Alchimia in Opere Vol 12, Bollati
Boringhieri editore 2006 Torino.

C.G. Jung., The Red Book (liber novus) edited by Sonu Shamdasani.,

Norton publication New York/London 2009.

C. G. Jung.,La Psicologia del Kundalini Yoga:
seminario tenuto nel 1932.,

J. Fabricius: L' Alchimia :L'arte Regia del Simbolismo Medievale ,Edizioni Mediterranee 1997.


Stanton Marlan.,The Black Sun:the Art of Darkness, Norton 2005.

Stanton Marlan ,a review on Henderson, Joseph L. & Sherwood, Dyane N. Transformation of the Psyche: The Symbolic Alchemy of the Splendor Solis. New York: Brunner-Routledge, 2003. Pp. xix + 227. n.p.

Salomon Trismosin., Splendor Solis 1532.

martedì 25 gennaio 2011

La Psicologia della religione in C. G. Jung,il Libro Rosso e l'irrisolta questione etica e religiosa dell'occidente

C. G. Jung è stato considerato da molti un precursore del Transpersonale. Ma il suo genio visionario e filosofico ha inaugurato un nuovo spirito del tempo nel XX sec. La sua summa filosofica assurge a titolo di profezia visionaria e profondamente dialettica.Di recente Il Libro Rosso,(Bollati Boringhieri 2010 edito da Sonu Shamdasani)tenuto segreto per anni in una banca svizzera è stato rinvenuto alla luce grazie ai soli eredi di Jung ed ad uno sparuto gruppo di analisti di fama mondiale dediti al lavoro del grande psicanalista,che ne hanno consacrato la grande validità di opera artistica,esistenziale,ermeneutica,filosofica e letteraria scaturita da una delle personalità più creative ed illuminanti del secolo scorso.
Riporto di seguito alcune tematiche,articoli e argomentazioni personali in ambito junghiano che spero possano essere oggetto di dibattito filosofico e contemperaneo nell'attuale epoca di kairos storico che stiamo attraversando.






La psicologia della religione in C. G. Jung,il Libro Rosso e l'irrisolta questione etica e religiosa dell'occidente


Diego Pignatelli Spinazzola



Attaverso lo spirito del tempo e poi lo spirito del profondo (Shamdasani 2009)Jung avvertiva costantemente una tensione morale del conflitto occidentale religioso nella radicata questione del bene e del male.
La tensione religiosa di Jung si avvertì fin in età precoce,ed adolescenziale ma quella stessa tensione avrebbe portato lo stesso Jung verso l'esplorazione religiosa e l'autoesplorazione personale proprio nella ricerca del simbolismo mitico.
Propriamente il simbolo delle origini era per Jung una questione fondamentale e spirituale:"si tratta di essere o non essere spiritualmente"(Jung Gli Archetipi dell'Inconscio Collettivo, Bollati Boringhieri 1977)nella sollecitata tematica del bene e del male che lo attanagliava.
Il desiderio di liberare l'occidente dal gravido peso della coscienza morale scaturita dal pensiero cristiano era per Jung un modo per affrontare l'etica problematica dell'occidente individualistico.
Pesava infatti la dottrina della privatio boni introdotta dai Padri della Chiesa. Questa stessa dottrina Agostiniana pendeva a scapito di quella che Jung amava definire "coincidentia oppositorum"la riconciliazione dei contrari.Risposta a Giobbe,un opera tarda di Jung sarà oggetto di scalpore e controversia ed il consenso dei circoli teologici non sarà affatto favorevole all'interpretazione teologica di Jung al concetto di un dio che si rivela terrifico nel vecchio testamento,come specchio ed ombra di sè stesso.Cristo è la risposta alla condanna di Giobbe.Cristo è l'Adam secundus che giustifica con il suo sacrificio all'umanità la punizione di Dio nei riguardi di Giobbe.
Cristo viene per salvare l'umanità e per rivalutare attraverso la redenzione delle anime ed il sacrificio della croce il terribile atto di Yawèh a scapito di Giobbe ed a favore del suo figliuolo prediletto:Satana.
In risposta a Giobbe,Jung analizza diverse tematiche che nell'indagine psicologica afferrano il concetto cristiano di summun bonum per un dio che non era altri che terrifico.La stessa bipolarità la troviamo perfettamente nello Shivaismo e nell'autoctono Bhairava,(il tremendo) e nel suo opposto Shiva,(il benefico).
Ma ciò che più sfugge all'occidente non è tanto la conversione del divino quanto l'unione degli opposti. Jung avvertiva simbolicamente questa complexio oppositorum anche se quale anima occidentale il suo intendimento era di scioglere la complexio all'interno dello stesso occidente,con quelle sue stesse premesse ideologiche cristiane religiose.
Se mi è consentito dire,Jung stava cercando attraverso l'individuazione del conflitto etico-religioso dell'occidente,di liberare la sua stessa anima che da quelle premesse dualistiche si era incagliata.
Discorrendo Aion e Risposta a Giobbe,si possono anche leggere in Jung,tesi a favore della dottrina cristiana giacchè il suo credo,la sua anima religiosa,sentiva profondamente il radicamento alla tradizione cristiana occidentale.Ma con le stesse premesse e con l'introduzione successiva della Mater Alchemya,che si rivela un opus fondamentale dell'ermeneutica junghiana e del processo di integrazione dei simboli nel sogno nel metodo sintetico-costruttivo,Jung intende innovare l'interpretazione dell'opus divinum cristiano come nel simbolismo dela transustanziazione (Psicologia ed Alchimia Op. 12 Bollati Boringhieri ristampa 2006).
In psicologia del kundalini yoga,conferenza del 1936,(Shamdasani 1996)Jung introduce assieme all'indologo Hauer una magistrale lectio sulla psicologia indiana equiparata alla sua psicologia dell'inconscio.Le premesse sono tutt'altre però,giacchè lo yoga orientale non ha mai diviso ne scisso le entità divine ma le ha disposte in territori interagenti come nel mito vedico cosicchè i demoni,Asura sono consanguinei degli Dei(Sura)ed insieme si alternano nella sempiterna lotta tra il bene ed il male.Ma l'alienazione e l'espulsione del male,di questo terrifico,scarto numinoso,magico ed occulto nell'uomo occidentale,ha inconfutabilmente provocato una radicale scissione del bene e del male con l'insorgenza della delicata questione del peccato originale propugnato dai padri della Chiesa.
Seguendo l'alchimia da Zosimo,Bohme fino a Paracelso,Jung rivendica la medicina catholica con la medicatrix della lapis philosophorum. Giacchè poi il duplice aspetto di Mercurio filosofico è mercurius duplex la panacea o l'opus alchemycum,questo atto di redenzione dello Spirito dalla materia è ben risaputo agli junghiani.
Jung in seguito si avvicinerà alle premesse filosofiche dell'oriente soprattutto attraverso la ricca terminologia alchimistica con il suo corredo filosofico speculativo e tenterà di guarire la tensione occidentale o quanto più di allentarla nella ricongiungione simbolica tra le antinomie in questione.Il simbolo come mediatore di significato farà da ponte a quest'attesa ricongiungione ed a questa rinnovata consapevolezza,sganciata dalle maglie dogmatiche della Chiesa. Essa ha realmente svuotato e suffragato i simboli pagani e pre-cristiani che rappresentavano un antica anima dell'occidente,quasi del tutto occultata dall'operare cristiano,e risvegliata di tanto in tanto solo dal riconoscimento del luciferno,l'antico dioniso pre-cristiano e dal suo potere occulto sulla coscienza. La liturgia mitraica propugna il sacrificio taurino,ma aihmè declassata da un cristianesimo primitivo,quantomai il mitraismo si attestava nell'astrologia archetipica da una antica simbologia solare (Coumont op cit in Jung, La Libido,Simboli e Trasformazioni,Newton and Compton 2006 Roma). Se non altro è la stessa migrazione tematica che dall' Oannes,l'Ichthys babilonese,ripercorre l'egiziaco Toth,il racconto mitico di Oro-Osiride e la figliolanza divina,l'Attis e l'Adone romano,l'Helios,il Sol Invictus dei Romani fino a raggiungere una più vasta e complessa unità componenziale nel Gesù Cristo storico (Aion:Ricerche sul Simbolismo del Sè., Bollati Boringhieri 2005).
Il percorso dell'Ichthys babilonese,primo portatore di rivelazione,si compie nell'apparizione e nella passione di Cristo crocifisso all'amo della suo totalità psichica (Aion:Ricerche sul Simbolismo del Sè., Bollati Boringhieri 2005). Abbiamo forse ormai da tempo sottovalutato gli archetipi per non comprendere fino a fondo il messaggio più conclamante che ci rivela quest'ultimo:l'archetipo del Sè.
Jung empiricamente aveva introdotto nella sua teoria quest'archetipo quale processo di individuazione. E' la croce che funge da mediatore e simbolo archetipico per questa transustanziazione dal figlio al padre (filus et pater)con l'aggiunta dello spirito santo. Questa visione si rivelerà essere la ferma convinzione di Jung nell'autenticità di nuove premesse che non hanno niente a che fare con un ideologia prettamente od esclusivamente cristiana(Aion:Ricerche sul Simbolismo del Sè., Bollati Boringhieri 2005). Sono premesse che portano Jung ad una attesa relativizzazione dell'anima occidentale scissa tra due istanze:il bene ed il male,la coscienza e l'inconscio. La nuova mediazione proporrà una dialettica di congiunzione tra le istanze opposte e precedentemente separate dalla coscienza morale del peccato. C'è da ravvisare che il dogma del peccato originale,questo vecchio trucco dei padri della Chiesa,non sia altro che un istituzionalizzazione patriarcale della coscienza attraverso la repressione ipertrofica delle dominanti e componenti dinamiche emotive.La castrazione paterna prende atto nella conseguente repressione delle componenti dinamico-emotive come anche fa notare esaustivamente Erich Neumann in Storia delle Origini della Coscienza,(Neumann ,Casa Editrice Astrolabio 1978).Così forse spiegata la contemporanea questione pedofila che grava sulla Chiesa e sull'orda di preti e cattolici,screditati ormai da mass media,ma intenti a rivalutarsi ed a rivalutare propagandisticamente la Chiesa ad ogni occasione con la vincente arma della retorica profusa sulle masse.
L'archetipo di Cristo invece rivendica tutt'altro dogma. E' senz'altro per gli junghiani ed i seri studiosi di mito,una metafora dell'eroe che riscatta la morte attraverso il contenitore simbolico che ruota intorno al concetto di bene e male,morte,mistero e resurrezione.Ma se avessimo gettato un veloce sguardo agli antichi misteri di morte e rinascita pre-cristiani e pagani,riscontreremmo quelle stesse premesse che la Chiesa ha dogmaticamente espulso dalla psiche umana occidentale.Un universo di simboli ci attendeva,ma l'irrefrenabile brama di guardare la luce al di là dell'orizzonte incoscio ci ha allontanato dal buio delle tenebre e dal mistero che tutto pervadeva.Questo mysterium vive e si riproduce dietro il retroscena psichico.E gli junghiani ben conoscono le dinamiche religiose della psiche ed il loro autoctono rivelarsi nella psicopatogenesi dell'individuo.
Espugnando quel mysterium tremendum et fascinans abbiamo espulso gli dèi e li abbiamo riconsegnati ad un pantheon ormai diviso nell'anima dell'occidente.
La relativizzazione e la complexio oppositorum delle istanze psichiche era per Jung una questione fondamentale.
Ciò che lo storico di psicologia della religione Sonu Shamdasani definisce l'opus privato di Jung,il Libro Rosso (Shamdasani 2009) era per lo stesso psicologo svizzero una questione privata.Il suo personale coping religioso come tentativo di risoluzione del dualismo occidentale. Attraverso le conversazione con entità mitiche che gli apparivano al suo orizzonte psichico,prima con Philemone,poi con Salomè,poi con Elia ed infine con Abraxas il dio/satana rospo di matrice medievale alchimistica,Jung percorre il sentiero della sua immaginazione attiva contrassegnato da eventi che lo metteranno al cospetto degli dei. Ed è proprio prendendosi gioco di essi che Jung vincerà temporaneamente la questione etica e morale e riconquisterà la sua anima caduta nell'incertezza.
Questa nekya è per Jung un viaggio nell'Ade,un afferrare l'anima ed un riguadagnarsi un posto di primato fra gli eroi semi-dei. La deificazione di Jung nel Libro Rosso avviene nell'identificazione con Cristo e nella morte e resurrezione di un ego che farà da dynamis al processo di individuazione junghiano. Ecco perchè la lettura del Libro Rosso è una lettura filosofica,dialogica ed ermeneutica della personale tribolazione psicotica di Jung,ma di fondamentale ed inestimabile importanza sono le sue premesse etiche.Non è un caso che nell'epilogo,Jung faccia coincidere il serpente bianco a quello nero e faccia parlare lo stesso Cristo al cospetto di Philemone,il suo psicopompo messagero e guida nell'attraversamento dell'Ade junghiana.
Il dialogo con Salomè ed Elia suo padre profeta,propone invece nel Libro Rosso di Jung la tensione dialettica tra eros e logos. Una tensione che assaliva Jung travolto dalle sue passioni che sfuggivano alla logica ed al raziocinio dello scienziato e che però guidate diligentemente da esso conducevano ad una coerenza morale,sommum bonum per la questione filosofica ed etica di Jung.
Concludendo,sembra che postulando le premesse della suo ouvre,il Libro Rosso e di quella che sarà un estensiva speculazione filosofica e teoretica,Jung si sia costantemente preoccupato di risolvere la questione etica dell'occidente partendo da quelle stesse premesse,e arricchendole con il contributo filosofico orientale in cui la scissione tra il bene ed il male sembra non troppo radicata ne contestualizzata come per l'occidente. Perseguitata da un originale senso di colpa,dalla cacciata di Adamo dall'Eden,il radicarsi di questa autocoscienza,sembra però essere per i post-junghiani un naturale processo della coscienza(Hollis, Il Progetto Eden)conclusasi poi nel matrimonium e nella perfetta unione sizigiale.
Ma sarebbe il caso ancora per gli junghiani di ricondurre questa complexio oppositorum all'unione di sizigie sacre,autentica rappresentazione del Sè.
Attraverso questo processo l'io si raffigura nell'altro ed apre il passo verso l'individuazione.
Così anche le figure mitiche che circondano Jung nel Libro Rosso sono il misteriosamente Altro per dirlo con Marie-Louise Von Franz. Quell'altro che anela a parlare è proprio l'anima che Jung reclamava in quelle presenze autoctone e mitiche,contenuti della sua psiche creativa.
La radicale scissione tra il bene ed il male propugnata nel peccato originale ha espulso quasi definitivamente il misteriosamente altro,quell'insorgenza numinosa dallo strapotere occulto,sacro e magico ma anche terrifico e luciferino.E' la stessa radice ctonia della psiche che viene a parlare in esso e lo viene a rivelare alle molteplici manifestazioni dell'anima.
Può darsi che Jung non si sia mai liberato fino in fondo dalla tensione morale e dal dualismo religioso che avvertiva come un urgenza catartica del suo più profondo Sè ma se non altro le sue premesse empiriche hanno portato preziosisimi contributi ed innovazioni al recentissimo campo della psicologia del profondo e allo zeitgeist del suo tempo.





Riferimenti:

E. Neumann, Storia delle Origini della Coscienza, Astrolabio Ubaldini
Editore 1978 Roma.
E. Neumann, La Grande Madre: fenomenologia delle configurazioni
femminili dell’inconscio; Astrolabio-Ubaldini Roma 1981.
C. G. Jung., Scritti scelti , a cura di J. Campbell, Edizioni Red Milano
2007.
C. G. Jung . , Gli Archetipi dell’inconscio collettivo, Bollati Boringhieri,
Torino, 1977.
C. G. Jung , Tipi Psicologici, Newton and Compton editori Roma
2009.
C. G. Jung , La psicologia dell’inconscio, Newton and Compton
editori 1989 Roma.
C. G. Jung., La libido, simboli e trasformazioni, Newton Compton
Editori 2006 Roma
C. G. Jung. , Aion: Ricerche sul Simbolismo del Sè. , in Opere Vol 9** ,
Bollati Boringhieri, Torino 2005.
C. G. Jung. , Psicologia e Alchimia in Opere Vol 12, Bollati
Boringhieri editore 2006 Torino.
C.G. Jung., The Red Book (liber novus) edited by Sonu Shamdasani.,
Norton publication New York/London 2009.
C. G. Jung.,La Psicologia del Kundalini Yoga:
seminario tenuto nel 1932.,
a cura di Sonu Shamdasani, Bollati Boringhieri Torino 2004.
J. Hollis.,Progetto Eden. La problematica dell'investimento paradisiaco nelle
relazioni di coppia e nel sociale.,Zephyro Edizioni 2002.

lunedì 13 dicembre 2010

Complesso e nucleo di significato: la doppia natura dell'archetipo. Osservazioni sulla Psicologia Analitica di C. G. Jung.

Diego Pignatelli Spinazzola


Costituenti della natura psichica,gli archetipi sono le determinanti inconscie di ogni complesso.
Jung stesso definiva complesso un unità autonoma,un nucleo di significato,nodo centrale e complessuale ove però la coscienza staccata da questi,viene per così dire "inghiottita"dal complesso presentando una dissociabilità manifestata in casi di psicosi.
E' il complesso che in questa sede governa la coscienza e la egemonizza al suo controllo come unità scissa e dissociata.
La psicosi è il prezzo da pagare. Allorchè emozionalmente vissuta la costellazione complessuale si libera dal sintomo,l'individuo ritorna a ristabilire la connessione con il suo nucleo centrale di significato.
L'autonomia e l'egemonia del complesso,il "diavoletto",per dirla con Jung,fa spazio ad una più sottintesa individuazione di significato.Il nodo complessuale si scioglie così nel "nucleo di significato"come rivela la Jacobi.
L'io non più inghiottito dal complesso e vampirizzato da questi,rientra in una funzione cosciente a pieno merito.Finchè il complesso rendeva inconscia la sua funzione assoggettandolo al suo dominio parassitario ed alla sua sfera di controllo,l'io risultava dissociato e scisso in virtù dello stesso complesso che riempiva del tutto la sfera cosciente costringendo l'io ad una subordinazione inconscia.
In casi di personalità multipla la doppia unità è scissa in cui l'io cosciente si divide in molteplici io che governano la vita inconscia del soggetto come nei casi di doppie personalità (Janet,1888) dei medium e nelle trance (C. G. Jung., Psicologia dei fenomeni occulti ., C. G. Jung 1902 ).
Quando in virtù di un ampliamento di senso e di orizzonti,il sintomo libera il complesso del suo contenuto portandolo alla coscienza,il nucleo di significato prende nuovo ordine alla vita.L'archetipo dell'individuazione si rivela in sè e gli dèi che prima bussavano violentemente alla porta ora sono i nostri alleati.Cosa è successo?
Il nodo complessuale disciogliendosi nel sintomo,è presto divenuto un nucleo più ampio di significato e di prospettiva multidirezionale.
Il nucleo di significato in altre parole,è l'archetipo sano e risanante che si costella al di fuori di un ego individuale e di un inconscio personale.
Tutto sembra riempirsi.Anche la psiche quale ineffabile mistero,diventa pressapoco familiare con nuovi elementi che costellano il suo orizzonte cosciente.Gli archetipi imprimono nuova direzione ad un io che non solo rivendica la sua autonomia,ma lo fa,consegnandosi ad una più grande unità di significato:il Sè.
Questa nuova spinta per l'individuazione spinge al di fuori dell'alienazione e converte l'io alla visione unitaria e pluralistica del Sè. Gli archetipi quali determinanti psichiche ora partecipano co-creativamente alla vita psichica dell'individuo e la costellano di un nuovo ordine.
Spetterà all'individuo seguire la personale trama archetipica ed arricchirla ulteriormente all'orizzonte cosciente di progetti,aspirazioni e nuove modalità di vita.
L'archetipo,nel complesso,può attrarre la coscienza tanto nella sua forza d'attrazione positiva che negativa.In tutti e due gli esiti è l'archetipo che svolge una funzione bipolare traducendosi in complesso e costringendo il sintomo ad un occlusione,ad una possessione di natura archetipica.
Un ultimo sforzo,sarebbe quello di lasciar parlare l'archetipo e fare in modo che questi non si traduca per noi in complesso malato scindendo l'io e schiacciandolo tra due volontà o impossessandosi del suo spazio psichico in modo da staccarlo quasi del tutto dalla coscienza.
In forme di psicosi,si attua uno splitting patologico in cui il complesso esercita il pieno controllo,provocando stati di abbassmeint du niveau e quasi del tutto abbassando la soglia della coscienza.
Se e quando l'archetipo ritorna però a pieno titolo ad assolvere la sua funzione di integratore della psiche,il complesso in larga misura,perde il controllo sulla coscienza e si depolarizza,per così dire si relativizza. Avviene una dinamica che imprime nuovo senso ed ordine alla psiche e la multidireziona verso nuove finalità. L'ego anche si è convertito in un più ampio Sè che come un nuovo sole irradia l'anima e la riversa in un più significativo telos.



Jacobi J. Complesso,Archetipo,Simbolo nella Psicologia di C. G. Jung., Bollati Boringhieri Torino 2004., sec Edizione.


Jung, C. G. 1956. Symbols of Transformation. Collected Works, vol. 5, Bollingen Series XX, Princeton, N.J.: Princeton University Press.

———. 1959. The Archetypes and the Collective Unconscious. Collected Works, vol. 9,1. Bollingen Series XX, Princeton, N. J.: Princeton University Press.

Jung, C. G. - Shamdasani, S. (Ed.) (1996). The psychology of kundalini yoga: Notes of the seminar given in 1932. Princeton, NJ: Princeton University Press.



———. 1960. A Review of the Complex Theory. Collected Works, vol. 8, Bollingen Series XX. Princeton: Princeton University Press.

———. 2009. Sonu Shamdasani, ed. The Red Book. Norton New York/England..

Jung, C. G. (1902–1905). Psychiatric Studies. The Collected Works of C. G. Jung Vol. 1. 1953, ed. Michael Fordham, London: Routledge & Kegan Paul, and Princeton, N.J.: Bollingen. This was the first of 18 volumes plus separate bibliography and index. Not including revisions the set was completed in 1967.
Jung, C. G. (1904–1907) Studies in Word Association. London: Routledge & K. Paul. (contained in Experimental Researches, Collected Works Vol. 2)
Jung, C. G. (1907). The Psychology of Dementia Praecox. (2nd ed. 1936) New York: Nervous and Mental Disease Publ. Co. (contained in The Psychogenesis of Mental Disease, Collected Works Vol. 3. This is the disease now known as schizophrenia)
Jung, C. G. (1907–1958). The Psychogenesis of Mental Disease. 1991 ed. London: Routledge. (Collected Works Vol. 3)
Jung, C. G. (1912). Psychology of the Unconscious : a study of the transformations and symbolisms of the libido, a contribution to the history of the evolution of thought. trans. Hinkle, B. M. (1916), London: Kegan Paul Trench Trubner. (revised in 1952 as Symbols of Transformation, Collected Works Vol.5.
Jung, C. G., & Long, C. E. (1917). Collected Papers on Analytical Psychology (2nd ed.). London: Balliere Tindall & Cox. (contained in Freud and Psychoanalysis, Collected Works Vol. 4)
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mercoledì 1 dicembre 2010

La Situazione Archetipica dell'Umanità

Diego Pignatelli Spinazzola


E' facile constatare di come l'umanità viva una situazione archetipica degenerata in epidemie psichiche,ciò che noi comunemente chiamiamo schizofrenia collettiva.Non potremmo mai trovare casi isolati di questo fenomeno regressivo,se non comprendiamo che tale fenomeno appartiene all'attuale umanità.
Con la presunzione di voler liquidare la sua situazione archetipica,l'uomo ha commesso un grave errore.Il dominio di un autocontrollo sull'archetipo ha invece predisposto l'archetipo ad assoggettare l'individuo.Queste epidemie sociali e collettive chiaramente lo dimostrano.
La psiche è di natura costitutiva dell'archetipo dell'inconscio collettivo ed in essa si costella il simbolismo psichico come potente catalizzatore archetipico.La dissociazione prodotta dall'uomo sulle dominanti dell'inconscio collettivo ha provocato un indescrivibile scissione dall'archetipo costituente,simbolo di una situazione originaria della psiche,partecipativa e co-creativa da cui l'essere umano ha preso vertiginosamente le distanze.Il risultato è il disastro tecnologico,ambientale,ecologico e socio-politico riflesso di vere e proprie ipertrofie di questo fenomeno antropocentrico ed individualistico sociale collettivo.
L'imbarbarimento sociale si estende a quello ossessivo maniacale,patologico ed intrapsichico conflittuale dell'uomo che non trova rimedi e panacee possibili alla sua eccentrica atomizzazione individuale di natura omologante.
Ci apriremo forse a nuovi fenomeni di una società delirante?
Servirebbe forse un ultima regressione positiva per l'uomo per tornare alla sua situazione originaria ed ad una nuova identità che prenda in mano le radici dell' l'universo?Servirà forse un nuovo contatto con l'Invisibile e con i suoi Spiriti?Servira forse per l'umanità ritornare al suo primordiale simbolismo di natura archetipica e scartare la componente referenziale e materialistica che tende ad assoggettare il dominio delle idee e dei simboli ed a confonderlo con un concreto individualismo di massa?
L'uomo non potrà mai liberarsi dalla sua situazione archetipica a prezzo di procurarsi una nevrosi,come direbbe Jung.
E' il prezzo che l'umanita sta affrontando:quello di sganciarsi dalle determinanti archetipiche e farsi indipendente da esse.Ne conviene però che uomo ed archetipo sono inseparabili più che mai e che dovunque ci sia l'individuo è prefigurata per così dire la sua situazione archetipica pregna di costellazioni simboliche fin dall'inizio.
Ma la presunzione individualistica è stata quella di smantellare i simboli e di sradicarsi da essi,con una conseguenza a dir poco epidemica e sociale.I simboli non partono più dal centro,dalla totalità del Sè,ma dipartono dalla periferia,dall'ego e diventano psicopatologie.
Siamo così confluiti dalla visione unitaria del centro,del Sè,situazione originaria della psiche,alla periferia dell'ego,con tutte le sue diramazioni e sottodiramazioni patologiche inquadrate in odierne schizofrenie e disturbi della personalità.
L'uomo non ha più il visto per avere accesso al suo inconscio ed è per lo più troppo debole per esplorarlo ed autoesplorarsi dall'interno.Ecco che così la scienza e la neuroscienza ufficiali lanciano nuovi paradigmi sul cervello con strumenti per esplorarlo a dir poco "materialisticamente"riduzionistici che parlano di logiche computazionali e connessioniste che in nessun modo possono permettersi di avere accesso alla regione inconscia,giacchè essi non osano tentare la grande esplorazione,la grande avventura interiore,così com'è stata per Jung e William James,veri e propri pionieri dell'inconscio.
No,lo scienziato odierno è più un pallido vivisezionatore,disincantato,scettico materialista che non osa guardare al di là della "soglia" non solo per mancanza di strumenti e assenza di indole eroica ma perchè egli ha scisso l'oggetto dal soggetto scartando come unica e probabile variabile di ricerca l'oggetto e lo sperimentante dell'esplorazione,cioè se stesso.
Il panorama attuale neuroscientifico offre ben poche ipotesi per una possibile riscoperta della psiche ed al suo ineffabile mistero.Si interessa per lo più di ipersemplificare quei processi dinamici ed intrapsichici che sarebbero più pertinenti alla psicologia dinamica e junghiana con teoretiche ipotesi sperimentalistiche,che come direbbe Freud,non fanno altro che deviare strumentalmente la ricerca sbarrando preventivamente la strada alla via regia per l'inconscio.
Strumentalizzare riduzionisticamente la psiche,è un errore che le neuroscienze e le scienze cognitive stanno commettendo nell' ignorare le determinanti psichiche funzionali alla natura della psiche umana,cioè la dimensione archetipica e l'inconscio.
Non spetterà che alle nuove generazioni scientifiche far quadrare il cerchio.
Gli junghiani sanno che questo compito spettò al Maestro,è e che esso potrebbe rivelarsi comunque un arduo e gravoso compito al cospetto di un umanità sempre più insensibile e staccata dal fine,dal significato e dal messaggio archetipico che i grandi ci hanno da sempre consegnato.







L'Anima Mundi e la snaturalizzazione dell'occidente nella prospettiva junghiana.

Diego Pignatelli

Quello che all'uomo comune appare un tessuto di relazioni, sociale, interpersonale e collettivo, nell'attuale e delicata fase storica e politica e quindi sotto un profilo ottimistico che accomuna l'uguaglianza e la norma, lo psicoterapeuta di scuola junghiana lo vede come un percorso evolutivo ma non pieno di insidie.
Proprio perché invertendo il paradosso umano, lo psicoterapeuta ne intravede il tranello e si avvicina al significato nascosto in esso ed al senso da interpretare, potremmo ben dire con Jung che l'umanità vive uno stato di incoscienza infantile ed immatura perché incosciente di pericoli che possono profilarsi all'orizzonte.
Non si tratta di essere pessimisti od ottimisti ma invertendo i contrari abbiamo differenti equazioni che gli junghiani asseriscono quali leggi governate da dinamiche psichiche che sono oggettive ed universali quanto il miscredente scetticismo nei riguardi di ciò che ne compete alla professione di analista junghiano.
L'attuale crisi di significato porta gli junghiani a intravedere il senso distorto e fuorviante che affiora nel nostro contesto sociale collettivo. La stagnazione creativa dell'occidente è conseguenza della dissociazione culturale e simbolica con cui l'uomo occidentale è dovuto venire a termini. Conseguenza anche della distorsione di un percorso cominciato con l'anima del mondo, la visione degli antichi, e finito in una radicale frammentazione e disgregazione ed occultamento nell'epoca attuale e postmoderna. Frammentazione facilitata dalla rivoluzione scientifica, dal progresso e dalla massificazione, causa di pseudo-ideologie e da una prospettiva potenzialmente pericolosa rappresentata dal prevalere di un nuovo pericolo: l'uomo di massa.
Allora l'utopia di massa prevale su quella del singolo a forza di omologazione culturale. Junghianamente parlando la dissociazione collettiva con le sue isterie autonome, prevale sulla visione unificante ed individuante della psiche creativa del singolo.
Ecco perché Jung avvertiva l'indigenza del suo tempo, che non era capace di affrontare consapevolmente i pericoli che asserragliavano l'anima dell'occidente.
Cosa che Jung faceva attraverso la mediazione dello spirito del profondo (C. G. Jung, The Red Book, edited by Sonu Shamdasani, Norton publication 2009) empi e folli nonché sani di mente ma radicati contestualmente in quest'epoca di "fare sociale" politicizzato non convergeranno con la prospettiva junghiana del ritorno all'anima indivisa, poiché ciò che ha senso per gli ultimi non ha nessun senso per i primi. E' la solita disputa tra riduzionisti e i platonisti, scettici e animisti, storia e mito.
Il maggior fraintendimento quando si incontra la figura di Jung, è che egli riconduceva tutte le leggi psichiche a dei principia universalis anche quando affermava contraddicendosi di essere il più scientifico ed empirico possibile (Sonu Shamdasani 2009).
Oggi sono molte le miscredenze nei riguardi dell'anima e molti ancora inquadrano la spiritualità come un’inutile menzogna che l'uomo da sempre ha bisogno di raccontarsi.
Vengono così rifiutate le meta-narrazioni che inneggiano all'anima mundi antica che l'uomo ha drasticamente abbandonato perché scisso il bene dal male, la coscienza dall'inconscio, i capricci ed i dilemmi nonché i paradossi che all'umanità si presentano si sono rapidamente amplificati.
Si è ridotta invece la coscienza e con essa la sensibilità noetica e spirituale al subentrare di una desacralizzazione e negazione del mito e dell'immagine e con essa degli invisibili accadimenti dello spirito che governava la dimensione umana degli antichi.
I dilemmi che rendono ancor più difficile la comprensione della spiritualità umana sono comuni tra i materialisti che appartengano al campo della scienza o no.
Invertendo però le false coordinate gli junghiani possono offrire delle sicure linee guida alla disastrata condizione di negazione animistica dell'umanità.
Se l'umanità e con esso l'occidente presenta molte contraddizioni ed antinomie in questione di sicuro la chiave junghiana di lettura possiede la sicura panacea.
Se l'uomo occidentale inconsapevolmente vede il bene lì dove non c'è e da valore solo a quello che vede e che sente, uno psicoterapeuta junghiano si accorgerà del sottile tranello che sta regnando come utopia nell'uomo occidentale; quel pragmatismo ottimistico nel fare sociale e nella competizione, nel fare affidamento alla sola e per lui unica realtà convenzionale, non può servire a granché se non si prende in considerazione il profondo deficit spirituale che ha comportato una totale scissione di significati per l'intero occidente.
Escludendo l'uno, l'uomo si è trovato nel due, ma per una risoluzione dei contrari che lo assillano egli deve per forza ritornare a quell'Uno dalla cui matrice si è irrevocabilmente allontanato. Quell'uno è l'anima mundi, la radice unitaria quale fondamento e premessa per una riconnessione psichica dell'uomo occidentale. Di questa riconnessione c'è l'urgenza poiché il disastro psichico dell'umanità è quello di aver alienato una realtà da un altra, di aver espulso il mito dalla storia e con esso i suoi dei e demoni, i suoi fantastici racconti primordiali che non trovano più spazio nell'anima dell'occidente dominato da un fervido ed ottuso materialismo.
E se l'occidente non ritrova i suoi dei, essi si manifestano in sintomi e psichismi collettivi che soggiogano l'individuo e la massa, l'uomo e la società. Ecco perché gli junghiani sanno vedere oltre il tranello dell'emancipazione soggettiva ed oltre l'indipendenza dai quei valori simbolici che costituivano un inestimabile patrimonio della psiche.
Allora non c'è che dire, vai così occidente. Continua così... per il tuo percorso artificiale, snaturato e contorto ricco di insidie e povero d'anima.
Di quell'anima che echeggiava nella visione degli antichi e che in Jung vedeva un possibile ritorno all'anima mundi, alla totalità psichica, equilibrio di forze e punto di connessione con l'inconscio collettivo. E se l'individuo per lo più collettivo stenta a riconoscere questa dialettica tra psiche ed anima, storia e mito e che egli reputa un dialogo incomprensibile non c'è altro che constatare la sua disfatta spirituale e psicologica. L'universale disfatta dell'occidente identificatosi nei pochi frammenti della sua realtà psichica.

Riferimenti:
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C.G. Jung, The Red Book, edited by Sonu Shamdasani, Norton publication, 2009
I Nuovi risvolti psicodinamici ed olotropici della Moderna Ricerca sulla Coscienza

Una sintesi moderna verso le nuove frontiere della Scienza



-Diego Pignatelli



Secondo la moderna ricerca sulla coscienza illustrata brillantemente da Stanislav Grof (Grof,1985,1988,1998,2000),le dinamiche perinatali sono importanti serbatoi della vita uterina e non solo,sono psicodinamiche in cui si dispiega e si prospetta la vita futura.Possiamo quindi parlare di serbatoi energetici psicodinamici.* (SEP, Diego Pignatelli 2010).



Estendendo la teoria Grofiana denominerei le dinamiche PR (perinatal reservoir) o EPR (energetic psychodynamic reservoir)*.



I nuovi risvolti della moderna ricerca sulla coscienza (Grof, 1985,1988,1998,2000)danno risalto alle matrici perinatali (BPM)come schemi esperienziali nel canale del parto nella vita uterina e importanti strumenti teoretici per la regressione auto-esperienziale sistematica nell'inconscio durante la fase post-biografica del soggetto immerso nell'esperienza gestaltica di regressione (Grof, 1985,1988).



Il trauma della nascita e quello psicosomatico vengono risolti effettuando la regressione olotropica (dal Greco: holos e trepein -tendere verso la totalità)nella modalità di facilitazione iperventilata di respirazione.In alternativa gli strumenti di auto-esplorazione nel contesto del setting sintematico possono essere autoindotti con somministrazione psichedelica di psicotropi catalizzatori trasformativi dell'esperienza di gestalt sistematica olotropica (Grof,1980, LSD Psychotherapy ,Pomona CA 1980).



La regressione può altresì prodursi spontaneamente attraverso programmi psicospirituali (BPM) che attraverso la logica esperienziale (Grof 2000)della variazione psicodinamica e mitologica nonchè archetipica degli schemi esperienziali perinatali (Basic Perinatal Matrices)liberano emotivamente l'energia e la scaricano propulsivamente favorendo lo sblocco emotivo delle dinamiche psico-somatiche,psicotiche e nevrotiche attivando la risoluzione della gestalt transpersonale ed olotropica.



La liberazione psico-somatica è attivata da una forte attivazione del sintomo che in altri ambiti di intervento viene ridotto od eliminato con sforzi drastici della modalità di approccio convenzionale sintomatica che non offrirebbe nessuna risoluzione effettiva al processo di emersione gestaltica di natura psicospirituale,ma al contrario ridurrebbe l'attivazione dell'inconscio e degli investimenti psicodinamici di natura psicospirituale introdotti dalla terapia olotropica quali visioni esperienziali di interconnessione transpersonale nel contesto organicistico e sistemico dell'esperienza (Grof,1988,Bateson 1984).



Il tutto e le parti interagiscono invece che essere separate attraverso lo schema di riferimento meccanicistico-cartesiano che riduce l'universo ad una macchina organizzata meccanicamente piuttosto che intravedere il paradigma quantistico in cui un medesimo individuo è connesso non localmente con altri soggetti a distanza,che costituiscono oggetti di esperienza immersi nel vasto oceano di energia quantica.



Il teorico e scienziato dei sistemi Ervin Laszlo ha ipotizzato un campo Akashico di natura quantica (Psi Field)dove eventi soggettivi sono interconnessi transpersonalmente in un universo che informa ogni altra cosa che nel campo dell'esperienza connettiva si imprime della memoria akashica a qualunque livello di esperienza.(Laszlo, E. (1995). The interconnected universe: Conceptual foundations of transdisciplinary unified theory. London: World Scientific.(2004). Science and the Akashic field: An integral theory of everything. Rochester, VT: Inner Traditions).



Grof,ripropone il campo psi nella memoria delle esperienze filogenetiche,cosmogenetiche,karmiche,archetipiche e razziali del soggetto sotto auto-esplorazione esperienziale sistematica a livello olotropico.Ne risulta che la gestalt del processo psicospirituale si estende oltre i confini spazio-temporali fisicamente esperibili dalla coscienza solo attraverso canali extrasensoriali non mediati dai sensi (extrasensory perception ESP).



Sono possibili esperienze di unità cosmica,dualità unitiva esperienziale con altri soggetti dell'esperienze,con altre razze,pianeti,organismi micro-cellulari,galassie e esperienze cosmogenetiche e filogenetiche ancestali dell'intera razza (Jung, 1959,Grof 1988).



Risvolti parapsicologici sono possibili attraverso lo schema di riferimento olotropico quali esperienze psichedeliche,visionarie convenzionalmente definite "alluccinatorie"dalla psichiatria e rivalutate nel framework transpersonale quali aperture spirituali,risvegli spontanei,crisi sciamaniche,esperienze di interconnessione con la materia inanimata ed processi organici,espansione della coscienza planetaria,esperienze extraterrestri,identificazione con l'intero universo fisico,fenomeni psichici di trascendenza delle barriere spaziali tra cui esperienze embrionali,fetali,ancestrali,razziali,reincarnazioni precedenti,esperienze di natura filogenetica,dell'evoluzione planetaria ed estensione esperienziale oltre la realtà consensuale spazio temporale.Sono possibili in questa dimensione incontri con spiriti guida,spiriti animali,esperienze di incontri mitologici,incontri con esseri divini,esperienze di archetipi universali,esperienze demiurgiche e rivelazioni dell'intera creazione,esperienze prometeiche e di ispirazione,esperienze di coscienza cosmica,sopracosmica e di vuoto metacosmico.



Nel framework transpersonale di natura olotropica sono possibili esperienze di natura psicoide e sincronistica nel rapporto tra coscienza e materia,episodi psicoidi spontanei,fenomeni spiritistici e poltergeist,oggetti non identificati UFO,psicocinesi intenzionale tra cui cerimonie magiche,guarigione,siddhi e guarigione a distanza.



Offrendo questo rivoluzionario paradigma,Stanislav Grof propone una ricerca che segue i risvolti della Filosofia Perenne anche con l'apporto alla fisica quantistica ed alle rivoluzionarie teorie ed ipotesi ad hoc della nuova frontiera scientifica d'avanguardia con riferimento ai moderni studi sulla coscienza per non citare l'ipotesi olografica del fisico David Bohm,del rapporto di integrazione tra scienza e spiritualità attraverso nuove implicazioni cosmologiche da parte del fisico indiano Amit Goswami,del modello rivoluzionario sul cervello attraverso il paradigma olografico ipotizzato dal neuroscienziato della Georgetown University,Karl Pribram (K. Pribram 1960,1971),delle strutture dissipative di Ila Prigogine e dello straordinario contributo sistemico di Gregory Bateson nonche dell'apporto di Joseph Campbell al processo gestaltico sciamanico secondo la mitologia comparata (Campbell.,1984,1990,1991,1994).



La sintesi di queste nuove teorie è inclusa nel modello olotropico che risulta nel complesso uno straordinario strumento di esplorazione cartografica della psiche a conferma della sua dimensione spirituale e transpersonale che purtroppo fa fatica ad essere accettata quale nuovo modello nel paradigma scientifico in atto.







* SEP;PR; EPR (miei termini personali e definizioni della psicodinamica energetica perinatale olotropica)









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martedì 30 novembre 2010

La Situazione Archetipica dell'Umanità

Diego Pignatelli Spinazzola


E' facile constatare di come l'umanità viva una situazione archetipica degenerata in epidemie psichiche,ciò che noi comunemente chiamiamo schizofrenia collettiva.Non potremmo mai trovare casi isolati di questo fenomeno regressivo,se non comprendiamo che tale fenomeno appartiene all'attuale umanità.
Con la presunzione di voler liquidare la sua situazione archetipica,l'uomo ha commesso un grave errore.Il dominio di un autocontrollo sull'archetipo ha invece predisposto l'archetipo ad assoggettare l'individuo.Queste epidemie sociali e collettive chiaramente lo dimostrano.
La psiche è di natura costitutiva dell'archetipo dell'inconscio collettivo ed in essa si costella il simbolismo psichico come potente catalizzatore archetipico.La dissociazione prodotta dall'uomo sulle dominanti dell'inconscio collettivo ha provocato un indescrivibile scissione dall'archetipo costituente,simbolo di una situazione originaria della psiche,partecipativa e co-creativa da cui l'essere umano ha preso vertiginosamente le distanze.Il risultato è il disastro tecnologico,ambientale,ecologico e socio-politico riflesso di vere e proprie ipertrofie di questo fenomeno antropocentrico ed individualistico sociale collettivo.
L'imbarbarimento sociale si estende a quello ossessivo maniacale,patologico ed intrapsichico conflittuale dell'uomo che non trova rimedi e panacee possibili alla sua eccentrica atomizzazione individuale di natura omologante.
Ci apriremo forse a nuovi fenomeni di una società delirante?
Servirebbe forse un ultima regressione positiva per l'uomo per tornare alla sua situazione originaria ed ad una nuova identità che prenda in mano le radici dell' l'universo?Servirà forse un nuovo contatto con l'Invisibile e con i suoi Spiriti?Servira forse per l'umanità ritornare al suo primordiale simbolismo di natura archetipica e scartare la componente referenziale e materialistica che tende ad assoggettare il dominio delle idee e dei simboli ed a confonderlo con un concreto individualismo di massa?
L'uomo non potrà mai liberarsi dalla sua situazione archetipica a prezzo di procurarsi una nevrosi,come direbbe Jung.
E' il prezzo che l'umanita sta affrontando:quello di sganciarsi dalle determinanti archetipiche e farsi indipendente da esse.Ne conviene però che uomo ed archetipo sono inseparabili più che mai e che dovunque ci sia l'individuo è prefigurata per così dire la sua situazione archetipica pregna di costellazioni simboliche fin dall'inizio.
Ma la presunzione individualistica è stata quella di smantellare i simboli e di sradicarsi da essi,con una conseguenza a dir poco epidemica e sociale.I simboli non partono più dal centro,dalla totalità del Sè,ma dipartono dalla periferia,dall'ego e diventano psicopatologie.
Siamo così confluiti dalla visione unitaria del centro,del Sè,situazione originaria della psiche,alla periferia dell'ego,con tutte le sue diramazioni e sottodiramazioni patologiche inquadrate in odierne schizofrenie e disturbi della personalità.
L'uomo non ha più il visto per avere accesso al suo inconscio ed è per lo più troppo debole per esplorarlo ed autoesplorarsi dall'interno.Ecco che così la scienza e la neuroscienza ufficiali lanciano nuovi paradigmi sul cervello con strumenti per esplorarlo a dir poco "materialisticamente"riduzionistici che parlano di logiche computazionali e connessioniste che in nessun modo possono permettersi di avere accesso alla regione inconscia,giacchè essi non osano tentare la grande esplorazione,la grande avventura interiore,così com'è stata per Jung e William James,veri e propri pionieri dell'inconscio.
No,lo scienziato odierno è più un pallido vivisezionatore,disincantato,scettico materialista che non osa guardare al di là della "soglia" non solo per mancanza di strumenti e assenza di indole eroica ma perchè egli ha scisso l'oggetto dal soggetto scartando come unica e probabile variabile di ricerca l'oggetto e lo sperimentante dell'esplorazione,cioè se stesso.
Il panorama attuale neuroscientifico offre ben poche ipotesi per una possibile riscoperta della psiche ed al suo ineffabile mistero.Si interessa per lo più di ipersemplificare quei processi dinamici ed intrapsichici che sarebbero più pertinenti alla psicologia dinamica e junghiana con teoretiche ipotesi sperimentalistiche,che come direbbe Freud,non fanno altro che deviare strumentalmente la ricerca sbarrando preventivamente la strada alla via regia per l'inconscio.
Strumentalizzare riduzionisticamente la psiche,è un errore che le neuroscienze e le scienze cognitive stanno commettendo nell' ignorare le determinanti psichiche funzionali alla natura della psiche umana,cioè la dimensione archetipica e l'inconscio.
Non spetterà che alle nuove generazioni scientifiche far quadrare il cerchio.
Gli junghiani sanno che questo compito spettò al Maestro,è e che esso potrebbe rivelarsi comunque un arduo e gravoso compito al cospetto di un umanità sempre più insensibile e staccata dal fine,dal significato e dal messaggio archetipico che i grandi ci hanno da sempre consegnato.







L'Anima Mundi e la snaturalizzazione dell'occidente nella prospettiva junghiana.

Diego Pignatelli

Quello che all'uomo comune appare un tessuto di relazioni, sociale, interpersonale e collettivo, nell'attuale e delicata fase storica e politica e quindi sotto un profilo ottimistico che accomuna l'uguaglianza e la norma, lo psicoterapeuta di scuola junghiana lo vede come un percorso evolutivo ma non pieno di insidie.
Proprio perché invertendo il paradosso umano, lo psicoterapeuta ne intravede il tranello e si avvicina al significato nascosto in esso ed al senso da interpretare, potremmo ben dire con Jung che l'umanità vive uno stato di incoscienza infantile ed immatura perché incosciente di pericoli che possono profilarsi all'orizzonte.
Non si tratta di essere pessimisti od ottimisti ma invertendo i contrari abbiamo differenti equazioni che gli junghiani asseriscono quali leggi governate da dinamiche psichiche che sono oggettive ed universali quanto il miscredente scetticismo nei riguardi di ciò che ne compete alla professione di analista junghiano.
L'attuale crisi di significato porta gli junghiani a intravedere il senso distorto e fuorviante che affiora nel nostro contesto sociale collettivo. La stagnazione creativa dell'occidente è conseguenza della dissociazione culturale e simbolica con cui l'uomo occidentale è dovuto venire a termini. Conseguenza anche della distorsione di un percorso cominciato con l'anima del mondo, la visione degli antichi, e finito in una radicale frammentazione e disgregazione ed occultamento nell'epoca attuale e postmoderna. Frammentazione facilitata dalla rivoluzione scientifica, dal progresso e dalla massificazione, causa di pseudo-ideologie e da una prospettiva potenzialmente pericolosa rappresentata dal prevalere di un nuovo pericolo: l'uomo di massa.
Allora l'utopia di massa prevale su quella del singolo a forza di omologazione culturale. Junghianamente parlando la dissociazione collettiva con le sue isterie autonome, prevale sulla visione unificante ed individuante della psiche creativa del singolo.
Ecco perché Jung avvertiva l'indigenza del suo tempo, che non era capace di affrontare consapevolmente i pericoli che asserragliavano l'anima dell'occidente.
Cosa che Jung faceva attraverso la mediazione dello spirito del profondo (C. G. Jung, The Red Book, edited by Sonu Shamdasani, Norton publication 2009) empi e folli nonché sani di mente ma radicati contestualmente in quest'epoca di "fare sociale" politicizzato non convergeranno con la prospettiva junghiana del ritorno all'anima indivisa, poiché ciò che ha senso per gli ultimi non ha nessun senso per i primi. E' la solita disputa tra riduzionisti e i platonisti, scettici e animisti, storia e mito.
Il maggior fraintendimento quando si incontra la figura di Jung, è che egli riconduceva tutte le leggi psichiche a dei principia universalis anche quando affermava contraddicendosi di essere il più scientifico ed empirico possibile (Sonu Shamdasani 2009).
Oggi sono molte le miscredenze nei riguardi dell'anima e molti ancora inquadrano la spiritualità come un’inutile menzogna che l'uomo da sempre ha bisogno di raccontarsi.
Vengono così rifiutate le meta-narrazioni che inneggiano all'anima mundi antica che l'uomo ha drasticamente abbandonato perché scisso il bene dal male, la coscienza dall'inconscio, i capricci ed i dilemmi nonché i paradossi che all'umanità si presentano si sono rapidamente amplificati.
Si è ridotta invece la coscienza e con essa la sensibilità noetica e spirituale al subentrare di una desacralizzazione e negazione del mito e dell'immagine e con essa degli invisibili accadimenti dello spirito che governava la dimensione umana degli antichi.
I dilemmi che rendono ancor più difficile la comprensione della spiritualità umana sono comuni tra i materialisti che appartengano al campo della scienza o no.
Invertendo però le false coordinate gli junghiani possono offrire delle sicure linee guida alla disastrata condizione di negazione animistica dell'umanità.
Se l'umanità e con esso l'occidente presenta molte contraddizioni ed antinomie in questione di sicuro la chiave junghiana di lettura possiede la sicura panacea.
Se l'uomo occidentale inconsapevolmente vede il bene lì dove non c'è e da valore solo a quello che vede e che sente, uno psicoterapeuta junghiano si accorgerà del sottile tranello che sta regnando come utopia nell'uomo occidentale; quel pragmatismo ottimistico nel fare sociale e nella competizione, nel fare affidamento alla sola e per lui unica realtà convenzionale, non può servire a granché se non si prende in considerazione il profondo deficit spirituale che ha comportato una totale scissione di significati per l'intero occidente.
Escludendo l'uno, l'uomo si è trovato nel due, ma per una risoluzione dei contrari che lo assillano egli deve per forza ritornare a quell'Uno dalla cui matrice si è irrevocabilmente allontanato. Quell'uno è l'anima mundi, la radice unitaria quale fondamento e premessa per una riconnessione psichica dell'uomo occidentale. Di questa riconnessione c'è l'urgenza poiché il disastro psichico dell'umanità è quello di aver alienato una realtà da un altra, di aver espulso il mito dalla storia e con esso i suoi dei e demoni, i suoi fantastici racconti primordiali che non trovano più spazio nell'anima dell'occidente dominato da un fervido ed ottuso materialismo.
E se l'occidente non ritrova i suoi dei, essi si manifestano in sintomi e psichismi collettivi che soggiogano l'individuo e la massa, l'uomo e la società. Ecco perché gli junghiani sanno vedere oltre il tranello dell'emancipazione soggettiva ed oltre l'indipendenza dai quei valori simbolici che costituivano un inestimabile patrimonio della psiche.
Allora non c'è che dire, vai così occidente. Continua così... per il tuo percorso artificiale, snaturato e contorto ricco di insidie e povero d'anima.
Di quell'anima che echeggiava nella visione degli antichi e che in Jung vedeva un possibile ritorno all'anima mundi, alla totalità psichica, equilibrio di forze e punto di connessione con l'inconscio collettivo. E se l'individuo per lo più collettivo stenta a riconoscere questa dialettica tra psiche ed anima, storia e mito e che egli reputa un dialogo incomprensibile non c'è altro che constatare la sua disfatta spirituale e psicologica. L'universale disfatta dell'occidente identificatosi nei pochi frammenti della sua realtà psichica.

Riferimenti:
C.G. Jung, Gli Archetipi dell’inconscio collettivo, Bollati Boringhieri, Torino, 1977.
C.G. Jung, Tipi Psicologici, Newton and Compton editori Roma, 2009.
C.G. Jung, La psicologia dell’inconscio, Newton and Compton editori, Roma, 1989.
C.G. Jung, La libido, simboli e trasformazioni, Newton Compton Editori, Roma, 2006.
C.G. Jung, Aion: Ricerche sul Simbolismo del Sè, in Opere Vol 9** , Bollati Boringhieri, Torino, 2005.
C.G. Jung, Psicologia e Alchimia in Opere Vol 12, Bollati Boringhieri editore, Torino, 2006.
C.G. Jung, Scritti Scelti a cura di J. Campbell Red Edizioni, Milano, 2007.
C.G. Jung, The Red Book, edited by Sonu Shamdasani, Norton publication, 2009